E' passata una settimana dall'arrivo del primo gruppo di ragazze e ragazzi bielorussi invitati dall'Associazione Genova per Chernobyl, ma ho avuto bisogno di un po' di tempo per "metabolizzare" questo grande ritorno e poterlo raccontare.

Quando il 16 giugno, nell'afa di Brescia, li ho rivisti finalmente, ho dovuto farmi forza per non dar sfogo all'emozione con un pianto liberatorio. Ma i presidenti non possono cedere troppo all'emotività, allora li ho abbracciati ad uno ad uno chiamandoli per nome, un caloroso PRIVIET perchè tutti si sentissero veramente i benvenuti.

Sul pullman che ci portava a Genova facevano a gara per raccontarmi le loro avventure, cosa era successo da marzo quando in Bielorussia li avevo incontrati negli Istituti o presso le famiglie, i loro successi (a dir vero pochi) scolastici, quelli sportivi ben più numerosi, i primi innamoramenti, le loro vacanze al lager, insomma come se fossimo stati sempre insieme e il tempo non fosse passato.

All'arrivo in Piazza della Vittoria le famiglie ci aspettavano. I ragazzi si sono "abbandonati" in un abbraccio silenzioso ma che esprimeva tutto: "ho sempre saputo che non mi avevate dimenticato" ed "eravamo sempre qui per accoglierti".

Alla festa di benvenuto, mentre giocavano nel torneo di pallone e pallavolo, ho potuto osservare i loro occhi, avevano una nuova luce, i pochi giorni trascorsi nuovamente nelle famiglie avevano ridato attraverso la tenerezza, la fiducia, anche il cibo e il sole, uno sguardo luminoso, rappacificato.

Ecco tutti i mesi di sofferenza anche fisica, di dubbi sul futuro dell'accoglienza, la lotta, la trattativa, l'attesa che mi avevano logorato le energie e l'ottimismo, sono spariti sentendo le loro risate, vedendo i loro sorrisi, ascoltando i loro progetti. Sono sempre più convinta che il vero risanamento fisico e psicologico passi attraverso anche lo scambio culturale, linguistico, d'abitudini, è una vera e propria immersione in un altro ambiente la fonte di una nuova energia e che rende l'accoglienza temporanea così unica ed arricchente.

Dopo 10 anni di questa esperienza posso dire che se continueranno a sentirci un riferimento per loro, non traditi nè abbandonati, se continueremo ad offrire loro strumenti per comprendere le loro potenzialià, l'obiettivo di rendere questi bimbi più forti in salute, con mete e prospettive più ampie da conquistare, sarà raggiunto e i mesi a "scuola" nel loro Paese saranno vissuti con una una nuova dignità.

Spassiba maladoj perchè siete di nuovo qui con noi!

Grazia